“Donna è valore” in  Francesco Antonio Marcucci

“Donna è valore” in Francesco Antonio Marcucci


“Donna è valore” nell’intuizione di Francesco Antonio Marcucci   

“Corrispondenza epistolare" (1766-1776)


L’incontro con Francesco Antonio Marcucci, fondatore della Congregazione delle Pie Operaie dell’Immacolata Concezione (Ascoli Piceno, 8 Dicembre 1744), riveste un interesse storico e sociologico.

Egli è un testimone del suo tempo, di quel fermento interno alla Chiesa della Controriforma, quando si svilupparono nel mondo cattolico correnti e idee teologiche non sempre ortodosse.

La nascita, già dalla metà del cinquecento, di nuovi ordini religiosi furono visti di buon occhio dai Pontefici e dalle gerarchie ecclesiastiche in quanto atte a concorrere alla restaurazione del potere temporale della Chiesa. Ma Francesco Antonio Marcucci (1717-1798), nobile di famiglia e dunque di buona istruzione, andò fuori da tale logica e, per tale motivo, il suo progetto di rinnovamento fu all’inizio soggetto all’ostruzionismo clericale. Se nonché già dalla seconda metà del XVII secolo, la Chiesa dovette fare i conti con la nascita e la diffusione del pensiero illuminista che inneggiando alla ragione come unica via di verità, vide le istituzioni religiose come matrice di superstizioni, pregiudizi e ignoranza, pur non negandone una fondatezza di fede. L’illuminismo profondamente laico, infatti, aderì sia al deismo, in cui Dio è ragione e più che con la fede cieca lo si può comprendere con la ragione stessa, che ad una religione naturale e razionale, dove il concetto di Dio fa parte della natura dell’uomo. Una nuova prospettiva che conquistò anche diversi religiosi.

Francesco Antonio Marcucci riuscì a far convergere “fede e ragione” attraverso l’elevazione culturale soprattutto delle donne, religiose e laiche, di ogni ceto sociale.  Egli farà parte quindi di quella corrente definibile come illuminismo cattolico che proponeva un rinnovamento spirituale dall’interno, orientato verso una Chiesa più sobria, lontana dagli eccessi esteriori del barocco, un’ideale compatibile con il progresso scientifico e con le mutate esigenze sociali, atta a migliorare la società.

Egli guarderà all’esterno non come terra di conquista per riportare la gente sotto il dominio della Chiesa temporale, ma ad un campo aperto dove testimoniare la propria fede, prestando attenzione alle richieste di riscatto delle fasce più povere, mediante l’istruzione. La sua attenzione è orientata particolarmente verso le donne e alla loro emancipazione in quelle attività fino ad allora esclusivamente e incondizionatamente dominate dall'uomo.

Fu così che egli, l’8 dicembre 1974, fondò ad Ascoli Piceno la Congregazione delle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione con il compito di portare avanti delle attività educative che coinvolgessero le donne di ogni ceto sociale, senza il vincolo della vocazione alla vita religiosa. Il 6 marzo 1745 fu inaugurata la “Scuola pia della dottrina e dei lavori”. Il 30 settembre 1747, nel Monastero, venne aperta l’ “Accademia dell’Immacolata Concezione” e così via, fino ai nostri giorni. Oggi si contano 14 scuole sparse in Italia e nel mondo, in linea con gli ordinamenti nazionali, che riguardano i diversi gradi di istruzione: dalla scuola dell’infanzia agli istituti superiori di secondo grado, aperta ad ambo i sessi.  

Tornando al ruolo innovativo, voce solitaria, del Marcucci illuminista cattolico, l’attenzione si sposta sulla “Corrispondenza epistolare (1766-1776)” fra il Mons. Francesco Antonio Marcucci e Suor Maria Petronilla Capozi, pubblicata a cura di Maria Paola Giobbi nell’Epistolario volume III edito dalla Casa Madre.



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 Il testo è stato presentato il 27 novembre presso Il Palazzo dei Capitani di Ascoli Piceno dove hanno presenziato il Vescovo Gianpiero Palmieri, il sindaco Marco Fioravanti, suor Maria Paola Giobbi, l’assessore all’istruzione Donatella Ferretti e la storica del territorio Olimpia Gobbi, tutti autori di interventi nel testo, ai quali si aggiungono lo studio introduttivo del chiarissimo professor Alberto Cettoli e il lavoro certosino dei traduttori: Andrea Marozzi, Pietro Alesiani, Flavia Petrucci, Andrea Narduzzi. Sulla ricca storia personale e religiosa di Francesco Antonio Marcucci si rinvia alla ricca biblioteca messa a disposizione dalla Congregazione.

L’ Epistolario. Il linguaggio utilizzato da Marcucci è quello autorevole ma paterno e affettuoso, attento alle necessità intellettuali della sua prediletta e cara e giovane figlia suor Petronilla, dalla salute cagionevole ma dal carattere forte e proiettato verso la ricerca della verità attraverso l’istruzione e la crescita culturale.  

Le religiose di Marcucci avevano una missione più alta dall’essere solo quella diffusa dell’icona sacrificata della donna; esse erano testimonianza attiva nel mondo come donne di virtù, fede, intelligenza e cultura; capaci di tener testa con le proprie argomentazioni anche a un uomo illuminato.  

Un esempio è l’iscrizione, il 9 giugno 1774, della giovane Suor Petronilla all’Accademia dell’Arcadia con il nome di Teosebia Palladiana, dove lo stesso Marcucci vi risultava appartenente dal 1 agosto 1774 con il nome di Partenofilo Gateate. Questo fu il luogo in cui la suora, così come altre donne e soprattutto aristocratiche, poteva misurarsi in intelligenza, arti oratorie, cultura e capacità argomentative e di improvvisazione.

L’Arcadia mirava, infatti, ad un’élite femminile che professasse la poesia e capace di comunicare e socializzare.

Sicuramente un grande privilegio per suor Petronilla Capozi, dato che l’accesso da parte delle donne era subordinato al possesso di tre requisiti fondamentali: avere minimo 24 anni, godere di una certa affidabilità e quindi esibire una storia personale rispettabile, infine essere oggettivamente riconosciute esperte in qualche disciplina. È ciò che il suo padre spirituale e maestro le riconobbe.

Andando ad analizzare la relazione più intima, quella di padre e figlia, così essi si consideravano, emerge l’evoluzione linguistica utilizzata da suor Petronilla nel momento del saluto. Si passa dalla prima epistola (21 maggio 1766) a quella del luglio 1776 “umilissima serva…” all’epistola del 1 agosto dello stesso anno di “Umilissima e Indegnissima Figlia”, “Vi saluto, padre mio, vi saluto” (16 settembre 1769).  Scompare dunque il termine oscurantista di “serva” infatti nessuna donna è serva di un uomo, di sentito uso medioevale fra le donne del popolo ma ancor più fra le religiose. Nell’Epistolario sono quindi esaltati l’autenticità degli affetti, l’ammirazione e il rispetto verso l’autorevolezza del Padre, l’attenzione verso la salute intellettiva e fisica all’interno della congrega. Una lettura coinvolgente, istruttiva e descrittiva dell’azione rivoluzionaria del Marcuzzi nell’età del Lumi.

Per ulteriori informazioni: Casa Madre, via S, Giacomo, 3 (63100) Ascoli Piceno. Tel. 0736 259977. Casa generalizia, Via Cosimo Tornabuoni, 2 (00166) Roma. Tel. 06 6240710, e-mail: mariapaolagiobbi@libero.it