Docente intruso in una micro comunità conflittuale

Docente intruso in una micro comunità conflittuale

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di Giuditta Castelli  

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Il docente che per la prima volta fa il suo ingresso in una micro-comunità strutturata, espressione di conflittualità interpersonali, in lotta per la leadership, viene percepito come una minaccia all’ equilibrio preesistente, dove si sono consolidati gruppi amicali chiusi.  

Sono i leader informali che impongono le direttive nella gestione della vita della comunità scolastica, vestite da apparente democrazia nei consigli di interclasse o plesso.  La micro comunità è espressione di un bagaglio culturale variegato ma la maggioranza dei componenti appartiene alla classe docente prima della L.53 del 2003.   Pertanto, mentre da un lato le “emergenze educative” incombono e i docenti sono sempre più disorientati, dall’ altro essi esprimono una forte resistenza ad ogni proposta di soluzione o innovazione di cui è portatore il docente “intruso” (da ora DI). Tale resistenza si registra nel tentativo di denigrare il suo operato anche fuori dalle pareti scolastiche, nel sabotarne ogni iniziativa e nei tentativi di metterlo in cattiva luce dinanzi al Dirigente Scolastico .  

Dilemmi da affrontare

I dilemmi che si trova ad affrontare DI: richiesta di tutele (in sedi sindacali o giuridiche) oppure ricerca di un possibile dialogo? Come trovare le strade per riuscire a farsi accettare senza compromettere le proprie convinzioni pedagogiche e scientifiche?  

Strategie poste in atto

Nel caso specifico DI ha attuato strategie quali: il rimettere in discussione i propri atteggiamenti, l’osservazione finalizzata alla conoscenza degli interlocutori, la totale disponibilità ad essere di ausilio agli altri membri della Comunità scolastica, la fermezza nelle proprie convinzioni pedagogiche e scientifiche e nella loro difesa pacifica nelle sedi condivise (plesso, interclasse e classe).  

In sintesi occorre:

1)     Individuare i leader negativi e positivi.

2)     Osservare e studiare i movimenti dei gregari e individuare le motivazioni nascoste che spingono i flussi verso un gruppo o l’altro.

3)     Cercare le maglie aperte per un possibile inserimento e integrazione.

4)     Collaborare assiduamente in iniziative importanti per l’uno o per l’altro, facendo bene attenzione a non emergere, ma a sostenere lo spirito di emulazione cercato dall'altro.

5)     Mantenere ferme le proprie convinzioni pedagogiche, per evitare livellamenti in basso, senza mettere in discussione o denigrare le proposte degli interlocutori.  

I criteri per la scelta

Guida per la scelta delle strategie e la visione di “Community of practice” teorizzata da Étienne Wenger negli anni ’90, metodo costruttivista che punta a costruire una conoscenza condivisa, un modo di vivere, lavorare e studiare senza competizione (ciò che invece contraddistingue la società di tipo individualistico).

 Criteri:

·Mirare a un modello di intelligenza condivisa, dove tutti condividono tutto. Insieme si punta all’ eccellenza e a scambiarsi reciprocamente ciò che di meglio produce ogni interlocutore.
· Sostenere la propria Comunità con spirito di Appartenenza.
· Sostenere e alimentare la propria ’Identità: interagire, partecipare contribuire al fine di definire un proprio spazio/ruolo in una comunità, che alla fine sarà riconosciuto grazie all’ unione know-how e competenza.
· Mettere l’alunno al centro dei propri pensieri e della propria attività didattica.

(Giuditta Castelli, Sociologa dell’Educazione e del Diritto, Mentoring in Schools)


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