COVID – 19 Docenti in prima linea: emozioni, paure, impegno oltre le competenze

COVID – 19 Docenti in prima linea: emozioni, paure, impegno oltre le competenze

COVID – 19 Docenti in prima linea: emozioni, paure, impegno oltre le competenze

Dalle parole di Natalia Ciarrocchi tutto il racconto di una DaD che non fa giustizia ad una categoria di lavoratori sempre in balia degli eventi

di Giuditta Castelli

 

Non sono personaggi noti, non sono influencers, sono solo docenti e sono quelli che fanno la differenza fra una società involuta ed una società civile.  

C’è voluto il Covid-19 per far prendere coscienza a tutti di quanto questa categorie di lavoratori sociali fosse importante. Poiché oltre la Scuola non ci può essere che la Scuola. Ma sia chiaro che la Scuola non è né può essere mai la DaD, la didattica a distanza che ha stravolto la vita delle famiglie. La DaD non è la strategia didattica per eccellenza, ma è solo uno strumento che può essere utilizzato insieme ad altri

Come del resto i tecnici informatici in quanto tali non sono docenti (forse anche). Per essere insegnanti non occorre essere dei periti tecnici o informatici, le competenze richieste sono altre e di gran lunga superiori.  

Non sono state di certo le abilità informatiche e tecnologiche a spingere i docenti ad impegnarsi totalmente per mantenere aperto quel filo di empatia, di fiducia e di vicinanza che sempre lega un educatore al suo alunno.

Ma, come in guerra, il Covid-19 ha chiuso le Scuole e per i docenti si è fatta sentire forte la necessità di Esserci, anche se lontani, in attesa di incontrarsi nelle sedi dedicate, le aule, i corridoi rumorosi, i giardini delle scuole.

A chiusura di questo anomalo anno scolastico e in attesa della riapertura del nuovo anno scolastico in aula, si è voluto indagare in quell'universo di emozioni espresso dal personale docente. A rispondere Natalia Ciarrocchi, docente in servizio presso l’ISCNORD di San Benedetto del Tronto.  

1.     Come è cambiata la relazione con le famiglie? 

R) Sebbene venga ribadita la disponibilità di noi insegnanti e della scuola stessa nei confronti delle famiglie e dei ragazzi, ci troviamo ad ammettere che purtroppo il contatto e la relazione stessa è cambiata. Prima i genitori avevano la possibilità di venire ai colloqui, incontrarci direttamente e tutto questo non può certo essere sostituito da una telefonata.

Io, come altri insegnanti del resto, mi sono resa disponibile e reperibile con ragazzi e genitori, considerando che il tempo delle lezioni live era ridotto rispetto al reale orario settimanale che effettuavo prima e in considerazione proprio delle difficoltà che i ragazzi possono incontrare senza il supporto costante del docente. 

2.     La chiusura della scuola è stata sicuramente una esperienza "dura" da un punto di vista delle "relazioni", ma c'è qualcosa di positivo che essa ha portato nella crescita dei bambini e dei preadolescenti? 

R) Per noi tutti è stata un’esperienza dura:  la scuola è relazione, tutto si basa sul rapporto di fiducia gruppo classe o singolo alunno e insegnante, questo non può certo essere sostituito da uno schermo. 

Per i ragazzi è stato un momento ancora più difficile, soprattutto nella fascia di età della secondaria di primo grado, quando i ragazzi cominciano a confrontarsi, consolidano la propria identità e portano nuovi tasselli e sfumature alla loro personalità. Tutto questo avviene maggiormente a scuola, che diviene in questo caso luogo di incontro, ma anche di scontro.  

Soprattutto quest’ultimo è funzionale alla formazione degli individui, se giustamente mediato dagli insegnanti. I ragazzi imparano a mediare, a rapportarsi positivamente con l’altro, diverso da sé, imparando a cercare più soluzioni attraverso un dialogo formativo. 

Di positivo con la Dad è stata proprio la presa di coscienza di quanto si è importanti l’uno per l’altro. A noi docenti sono mancati fisicamente i nostri alunni, come ai bambini e ai ragazzi sono mancati i loro compagni e i loro docenti. La Scuola è un mondo d’ affettività oltre che un luogo di apprendimento.  

3.     Quali sono stati invece gli impatti negativi sull'istruzione dei bambini della primaria e della secondaria? (“Istruzione”, il termine fa riferimento esclusivamente all'apprendimento delle discipline)  

R) Dal punto di vista dell’apprendimento non ci sono problemi, i ragazzi, già avviati ad uno studio autonomo e personale, stanno consolidando i loro percorsi di apprendimento. Le lezioni live, almeno per quanto riguarda le mie discipline, italiano, storia e geografia, non creano problemi, anzi, ci permettono di creare piccoli gruppi o di recupero, per ragazzi che hanno bisogno di consolidare e recuperare conoscenze e competenze, e percorsi di potenziamento, per chi può fare percorsi un po’ più avanzati ed ha giustamente diritto ad avere strumenti per poterlo fare.

I ragazzi non hanno avuto problemi con questa nuova modalità, anche quegli alunni che avevano più difficoltà, si stanno impegnando più ora di quanto facessero in presenza. Ricordiamo che i ragazzi hanno una capacità di adattamento ai cambiamenti molto più rapida di noi adulti. 

4.     Con la Dad e tutto il lavoro che c'è dietro, come è cambiato il suo rapporto con la professione? Inciderà sulle sue strategie didattiche anche quando l'emergenza sarà passata? 

R) Io continuo a preferire le lezioni in presenza, mi piace dialogare con i ragazzi ed avere immediatamente il loro feedback, cosa che con la Dad non sempre è possibile.  

Ovviamente noi tutti abbiamo dovuto rivedere la nostra idea di scuola, adattare contenuti, mettere a punto strategie diverse, cambiare la modalità relazionale sia con il singolo alunno che con il gruppo classe. 

Naturalmente questa esperienza, che ci ha prepotentemente e improvvisamente immerso in una sperimentazione, lasciandoci inizialmente un po’ spaventati e incerti, sarà molto utile, e anche quando tutto questo si concluderà.  Questa esperienza avrà formato degli insegnanti sicuramente più consapevoli e competenti nell'utilizzo della didattica digitale, che potrà essere un valido supporto in situazioni in cui qualche ragazzo non possa frequentare per motivi di salute o familiari. 

Un grazie va quindi anche a tutti i docenti che hanno risposto con sensibilità pedagogica al richiamo dei propri alunni facendo sentire la loro presenza e non perdendosi mai d’animo.

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Natalia Ciarrocchi