La verità storica nel giorno della memoria a più voci

La verità storica nel giorno della memoria a più voci

La verità storica nel giorno della memoria a più voci

Se crediamo nella memoria come strumento di pace e di civiltà, ricordiamoli tutti. L’ipocrisia, il più grande delle colpe.

 

di Giuditta Castelli  

 

Nel giorno della memoria si riaprono piaghe profonde, molte coscienze piangono, altre cercano di sfuggire alla morsa dolorosa della pietà dinanzi al genocidio di milioni e milioni di innocenti. Il ricordo è, comunque, un dovere verso le vittime, tutte, nessuna esclusa. È un dovere anche verso i giovani affinché imparino che la pace, libera da pregiudizi e compagna della tolleranza e del rispetto di ogni vita umana, è l'unica speranza di sopravvivenza per il genere umano. Un insegnamento questo che dovrebbe coinvolgerci nella quotidianità.

Le cause della Xenofobia possono continuare nel tempo, proliferarsi nei sottoboschi della civiltà, è bene quindi mantenere l'occhio acuto per individuarle ed estirparle affinché i figli non si ritrovino a commettere gli stessi errori dei padri: i nostri figli, i nostri errori.

 

Nel 1985 il termine Olocausto (sacrificio), è stato sostituito con quello di Shoah (desolazione, catastrofe, disastro), non solo perché ritenuto più idoneo a descrivere il genocidio che non ha nulla di sacro, ma anche perché è più strettamente collegato al sacrificio degli Ebrei, mentre il secondo termine ingloba anche le persecuzioni e l'uccisione di milioni di altri persone ed etnie ritenute "indesiderabili": gli omosessuali, gli oppositori politici, i Rom/Sinti, , i Testimoni di Geova, i Pentecostali, i soggetti portatori di handicap fisici e mentali, gli Slavi, i massoni.


Allora nel giorno della memoria vogliamo ricordarli tutti, perché solo così nelle nostre coscienze restituiremo loro quella dignità violata anche dal "non ricordo", come se, in fondo in fondo ci rendessimo complici omertosi del loro assassinio. Senza considerare che la verità storica ne risulterebbe compromessa.

Nel ricordarli tutti è possibile recuperare anche la memoria delle forze che misero in movimento la macchina della morte: dalla follia della mente diabolica di Hitler, ai motivi economici, all'omertà di quanti, potenti e non, sapevano e vedevano ma non intervenivano, ai complici del massacro (sicuramente molti di più dei tanti processati dai tribunali internazionali), al pregiudizio: quel malevolo pregiudizio che sempre arma la mano verso il diverso. Quel pregiudizio che ancora alberga nell'animo di molti e che è alla base delle violenze quotidiane, delle guerre, del terrorismo.

I motivi che portarono allo sterminio degli ebrei, dell'antisemitismo comune nell'Europa degli anni '20 e '30 (Adolf Hitler, Mein Kampf, 1925, il libro del suo antisemitismo), si conoscono, tanto se ne è parlato e se ne parla. Si calcola che durante la seconda guerra mondiale persero la vita circa sei milioni di ebrei. Le condizioni di abbrutimento e annichilimento della persona sono state riportate nelle pagine di Se questo è un uomo di Primo Levi, deportato ad Auschwitz e miracolosamente sopravvissuto alla prigionia nel campo di sterminio.

Ma poco si parla delle altre vittime: prigionieri di guerra sovietici (2-3 milioni); Polacchi non ebrei (1,8-2 milioni); Rom e Sinti (220.000 -500.000), disabili e Pentecostali (200.000-250.000); Testimoni di Geova (2.500 - 5.000); Omosessuali (5.000-15.000); Massoni (80.000-200.000); Dissidenti politici (1-1,5 milioni); Slavi (1-2,5 milioni). I doppi numeri attestano che molti degli uccisi appartenevano contemporaneamente a più di gruppi contro i quali si è scagliata la furia omicida.


I Testimoni di Geova furono tra i primi ad essere presi di mira dallo stato nazionalsocialista con la deportazione nei campi di concentramento. Essi rifiutavano il coinvolgimento nella vita politica, non volevano dire "Heil Hitler" né servire nell'esercito tedesco. Morirono poiché non vollero abiurare alla loro fede. Infatti solo per i Testimoni di Geova era prevista l'opzione della liberazione dal campo di concentramento attraverso una semplice firma di abiura. Pochissimi la firmarono. La maggioranza non scese a compromessi con il regime nazista, anche a costo della vita.



Gli omosessuali tedeschi furono puniti, in base al paragrafo 175, in quanto furono accusati di intralciare la crescita della "razza ariana", poiché si rifiutavano di unirsi con le donne. Anche se alcuni membri eminenti dei vertici nazisti, come Ernst Röhm, erano conosciuti dai loro stessi compagni di partito come omosessuali, il che può rendere conto del fatto che la dirigenza nazista non parlava all'unisono sulle modalità di persecuzione e annientamento degli omosessuali.


Le stime sul numero di omosessuali internati con il triangolo rosa e uccisi variano molto. Si va da un minimo di 10.000 fino a un massimo di 600.000, per il motivo sopra descritto. La campagna Hitleriana di genocidio nei confronti dei popoli zigani dell'Europa, principalmente Rom e Sinti, venne vista da molti come un'applicazione particolarmente bizzarra della scienza razziale nazista.


C'erano poi i Pentecostali deportati e uccisi nei campi di sterminio in quanto considerati malati di mente a motivo della glossolalia (parlavano un linguaggio mistico). In Italia venne emanata l'apposita circolare Buffarini Guidi che ne metteva al bando il culto.


Gli Slavi, invece, erano tra gli obiettivi dei nazisti, soprattutto per quanto riguarda gli intellettuali e le persone eminenti, ma ci furono anche esecuzioni di massa e istanze di genocidio: gli Estasia croati (nazionalisti) ne sono l'esempio più noto.

L’Olocausto dei Rom e Sinti (il Porrajmos/Samudaripin)


Gli zingari soffrirono come gli ebrei (e in alcuni casi vennero degradati ancor più degli ebrei), deportati nei ghetti ebraici, uccisi dagli Einsatzgruppen delle SS nei loro villaggi, o deportati e gasati ad Auschwitz e Treblinka.

Per gli antropologi tedeschi i zingari erano discendenti degli originali invasori ariani dell'India, che tornarono poi in Europa: erano ariani come la gente tedesca. Ma disse il Professor Hans Gunther, uno dei principali scienziati razziali: «Gli Zingari hanno effettivamente mantenuto alcuni elementi della loro origine nordica, ma essi discendono dalle classi più basse della popolazione di quella regione. Nel corso della loro migrazione, hanno assorbito il sangue delle popolazioni circostanti, diventando quindi una miscela razziale di Orientali e Asiatici occidentali con aggiunta di influssi Indiani, Centroasiatici ed Europei».

Da anni l’ Ucr – Unione Comunità Romanès in Italia va avanti nella battaglia per portare l’attenzione dell’opinione pubblica sull’olocausto dei Rom/Sinti.

Grande soddisfazione per Gennaro Spinelli, musicista, presidente del Ucr, davanti alla collocazione della prima “pietra d’inciampo” il 18 a Piazza della Libertà di Trieste, dedicata al giovane musicista Rom Romano Heild, deportato nel lager che minò gravemente la sua salute portandolo alla morte a soli 21 anni.

La pietra d’inciampo è stata posta per ricordare le oltre 500mila vittime del Porrajmos (o Samudaripen), il Genocidio dei Rom e Sinti, perpetrato dalla Germania nazista e dai suoi alleati. Una nuova pagina di Storia scritta insieme dall’Ucr – Unione Comunità Romanès in Italia, l’UGEI- Unione Giovani Ebrei d’Italia, l’Università la Sapienza, l’Ass. Arte in Memoria e un team di ricercatori a Trieste: Luca Bravi e Stefano Pasta. Ringraziamenti vanno a Milena Santerini per Palazzo Chigi e all'Ass. Arte in Memoria, a Gunter Demning inventore delle pietre d'inciampo giunto direttamente dalla Germania 



Giuditta Castelli
Sociologa e giornalista
Nella foto: Giuliano Pulcini, Zingara, in Giuditta Castelli [1995], Il corpo sbranato di Osiride[romanzo].