Nata Cigno

Nata Cigno


Nata Cigno
di Jole de Pinto    

di Giuditta Castelli 

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La poetessa Jole de Pinto, in Nata Cigno, mette in prim’ordine il culto della Parola tanto da poter definire il suo poetare un intellettualismo poetico dove la “Parola” evocatrice trova nel verso il naturale e personalissimo habitat: una struttura in equilibrio frutto di studio, conoscenza e ricerca. Del resto un poeta è tale solo nel suo essere unico e irripetibile. 

   Al culto della Parola la de Pinto associa l’anima “…che dà colore alle parole, /in un’estasi di emozioni è il cuore, / nascosto si fa sentire con il tuo umore, / ma impazzisce, quando batte per amore…” (L’anima del poeta, Pino Cuomo).   La ricchezza d’animo che spinge la poetessa ad abbracciare l’Universo fatto di ieri, oggi e domani. Ma il trascorrere del tempo gioca un ruolo importante nel suo divenire, nel suo togliere e sfumare, ma anche nel donare nuove attese.

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Jole de Pinto con la poetessa Maria Luisa Spaziani

 

Tanti sono i temi trattati e le immagini evocate, ma le liriche che più colpiscono per il loro calore e la semplicità delle passioni, sono quelle dedicate al cane Elios: “Il vibrare della tua dolcezza/ amavano i bambini, il pelo fulvo del manto/…Soltanto la torre/ indelebile/ di te non ha/ nostalgia” […] “Scabra resta la casa/ senza la carezza dei tuoi occhi/ che mi saziavano/…. Alta Poesia! “Quanto affini siamo/ Elios/ in questa sete/ d’un oltre stellare”.

Al culto della parola, alla delicatezza dei sentimenti, al pathos delle immagini, la de Pinto associa il suo ruolo sociale, storicizzando gli eventi e condannando il terrorismo, quell’ Orrido/ che la pietas calpesta. […] l’Orrido incalza/ con grida di guerra e sangue/ contro inermi innocenti/ contro il corso quotidiano/ delle cose”.

Davanti al nefasto la poetessa, che non ode più il suono delle campane, sinonimo di un’assenza soprumana, reagisce, rinunciando alla ricerca della Verità per librarsi oltre il terreno, il dolore dell’immanenza, per rifugiarsi nella libertà della Parola-sogno, della Parola – canto.

Dall’analisi di alcuni versi si tratteggia così una personalità tanto forte quanto fragile, tanto guerriera quanto sognatrice, quanto semplicemente donna che nella solitudine del suo poetare si apre all’Amore.   

Davanti all’Orrido “Si stringe il cuore/nell’impotenza/della solitudine/ della disfatta” (p.43). […] La truffa del tempo/ alla gola ci prende/ e il dopo fra noi/ è incognita all’orizzonte/ in sabbie mobili/ scivola/ fra tenaglie di dubbi/ stretto” (p.70). Ma “Alfine s’alza libera/ la canzone/ le note suggestive/ in alto monta/ e il fiero gabbiano/ di luce s’accende/ cogliendo l’attimo/ di ogni Bellezza” (p. 108).

Giuditta Castelli

Sociologa, giornalista, critica 

"Nata Cigno", edita Cacucci Editore di Bari 2022, copertina dell’architetto Fabrizio Minervini, è l’ultima opera della poetessa molfettese Jole de Pinto, anche storica e saggista, la cui carriera da scrittrice è iniziata nel 1988 con il suo primo libro di poesia L’ora di dentro (ED. La Vallisa, Bari) pluripremiato in tutta Italia.  Da allora l’autrice vanta una ricca produzione di pubblicazioni e ambiti premi come il Premio “Eugenio Montale”, il premio “San Pellegrino Terme” e il “Premio Carducci”. I libri di poesia di Jole de Pinto hanno conseguito apprezzamenti dai massimi letterati italiani: Luzi, Caproni, Spaziani, Bufalino, Anceschi, Alberoni, Sgarbi.

L’archivio della Heliosnews conserva con cura il ricordo della scrittrice Jole de Pinto a Ripatransone nelle Marche in occasione della Prima edizione del Premio Nazionale “Donna Bianca de Tharolis”, pluripremiata con il suo saggio storico “La donna durante il Risorgimento in Puglia”. Cerimonia di premiazione: Sala di Rappresentanza del Municipio di Ripatransone, sabato 23 maggio 1992.

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Dr. Michelino Michetti, Sindaco di Ripatransone

 

                  

 

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Dr. Achille Maccaferro, Assessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno